Raccontino in attesa de "L'Olimpica" strade bianche - colline moreniche.
Estratto dal diario di bordo
Durante il nostro viaggio
intergalattico, ai confini dell'universo, nel quale abbiamo avuto
modo di esplorare infiniti mondi e civiltà, ci siamo imbattuti in un
pianeta abitato da curiose creature.
Appartenente al sistema solare situato
nella galassia della Via Lattea, tale pianeta è stupidamente
chiamato Terra dagli indigeni nonostante oltre il 70% della sua
superficie sia ricoperta dall'acqua (e visto l'andamento dello
scioglimento dei ghiacciai polari, saranno sempre meno i residenti
che avranno la possibilità di posare gli arti inferiori
all'asciutto).
Gli abitanti della Terra hanno delle
abitudini a dir poco singolari: tendono a crearsi problemi gli uni
con gli altri, in contrasti spesso sanguinosi, chiamate a volte
guerre a volte operazioni speciali, e difficilmente collaborano
assieme per il miglioramento delle condizioni sociali globali.
Sono piuttosto arretrati
tecnologicamente: privilegiano tantissimo l'uso di mezzi individuali,
inquinanti, piccole scatole (che chiamano automobili) nelle quali si
infilano per spostarsi, anche se, il più delle volte, nelle ore di
punta presso le loro città o (specialmente nei periodi estivi) sulle
autostrade, rimangono fermi intruppati in lunghe code, che li
trasformano istantaneamente in esseri irosi, in lotta con tutto e
tutti.
Il parcheggio, le precedenze, la
diversa velocità nell'avanzare, lo sfioramento o l'impatto tra le
loro scatoline costituiscono per loro l'occasione per esibirsi in
vari gesti offensivi e fare a gara di conoscenza di termini
spregiativi, urlati generalmente ad alta voce, e parolacce che non ha paragoni nell'universo.
A volte, terminata la serie di epiteti
a disposizione, passano anche a delle attività fisiche che,
sportivamente parlando, sono a metà strada tra il pugilato e la
lotta libera.
Sono quindi anni luce lontani da noi
pacate creature di intelligenza superiore che conosciamo e sfruttiamo
la meccanica quantistica per andare in ogni dove.
Gli umani oltre ad andare a piedi,
avrebbero a disposizione anche un mezzo particolarmente ecologico per
spostarsi, ma non sono tanti ad usarlo: la chiamano bicicletta e chi
ci sale sopra viene chiamato ciclista (tranne da chi è in strada
nelle scatoline di cui sopra che, quando è gentile, li chiama
rompipalle e li vede esclusivamente come un insopportabile intralcio
alla circolazione stradale).
La bicicletta è un mezzo curioso, con
due ruote, due pedali e un articolato pezzo di metallo detto telaio
(recentemente però lo fanno anche in carbonio) che tiene assieme il
tutto.
Noi abbiamo osservato per anni questo
mezzo arcaico di locomozione utilizzato a volte da gruppi di
ciclisti: chiamano gare quei raduni nei quali pigiano come ossessi
sui pedali, sudano tantissimo e cercano di metterci meno tempo ad
arrivare ad una linea tracciata per terra che definiscono traguardo e
escursioni cicloturistiche quelle nelle quali vanno con calma,
faticano meno e si divertono molto.
Di raduni cicloturistici ne abbiamo
studiato diversi, tra i più curiosi ci sono quelli dedicati alle
biciclette più vecchie: chi vi partecipa, generalmente con un
abbigliamento abbinato al proprio mezzo, non solo si diverte un
mondo, ma mangia anche parecchio.
Di questi raduni uno in particolare (sul quale sono state scritte anche alcune pagine su un libro terrestre) ci
ha colpito: viene effettuato a Dossobuono una volta
all'anno.
Lo chiamano “L'Olimpica” strade
bianche – colline moreniche.
Le prime due volte lo hanno fatto a
fine agosto e chi ha partecipato ha sudato parecchio, dalla terza
volta l'hanno fatta a fine ottobre ed era l'ultima manifestazione di
questo tipo prima dei mesi più freddi.
Nelle varie edizioni hanno sperimentato
di tutto, il sole, la nebbia, il vento, il fango e l'acqua e tutte le
volte, nonostante le avversità naturali incontrate, erano
contentissimi dell'esperienza fatta: che sia dovuto a quello speciale
intruglio che chiamano minestrone con fagioli servito caldo a metà
giro? Che siano invece i pezzettini di polenta con le aringhe, oppure
le frittate di cipolla o la focaccia alle mele che ingurgitano al
ristoro? E se invece fosse proprio la bicicletta storica l'elemento
miracoloso che li mette di buon umore nonostante debbano pedalarci
sopra per ore su strade non sempre asfaltate e con qualche salita?
Noi non lo sappiamo e incuriositi
abbiamo perciò deciso oggi di effettuare un esperimento scientifico:
il nostro ingegnere capo, esperto di dinamiche quantistiche
computazionali, teoretiche e pratiche, nonché noto studioso di mezzi
di locomozione, progettista - collaudatore di vari apparati e
preparatissimo atleta di livello galattico, notato che, con una
settimana di anticipo alla data dell'evento citato, un ciclista in
solitaria si è fatto tutto il percorso della ciclostorica e
all'arrivo ha lasciato incustodito su una rastrelliera il suo
arcaico mezzo a due ruote, ha deciso di sperimentare in prima persona
le capacità traslazionali di tale biciclo.
Allego la sua relazione.
“Salito sul mezzo terreste a due
ruote, ho provato mentalmente ad interfacciarmi con esso per farlo
muovere.
Non si è verificato alcun spostamento.
Una più attenta analisi ha permesso di
verificare non solo la totale assenza di circuiti cibernetici di
controllo remoto ma anche la mancanza di ausili elettromeccanici alla
pedalata che sulla Terra vanno di moda in questo periodo.
Giocoforza ho dovuto pertanto agire
come fanno i terrestri su tali mezzi pigiando sui pedali: ho scoperto
che la pressione contemporanea paritaria su entrambe le pedivelle non
produce rotazione.
Solo alternando lo sforzo ora su uno,
ora su l'altro pedale si è indotta la rotazione del movimento
centrale del mezzo ma la catena girava e la ruota incastrata dietro
alla bici (che curiosamente chiamano ruota libera) non metteva in
movimento il mezzo.
Ho provato ad invertire l'ordine di
pedalata e qualcosa è iniziato a muoversi però uno spostamento di
10cm ha richiesto uno sforzo inimmaginabile per il mio pur
allenatissimo fisico.
Pensando che fosse un problema di
attrito tra le parti in movimento, ho applicato dappertutto un
avanzato gel lubrificante agli ioni di litio, profumato, mio tocco
personale, con una fantastica essenza di Alpha Centauri.
La situazione è leggermente migliorata
dal punto di vista locomozionale ma si è complicata dal punto di
vista direzionale, poiché le dinamiche quantistiche da noi
abitualmente utilizzate col pensiero per indirizzare le traiettoria
dei nostri vettori, razzi, astronavi e mezzi avanzati non avevano
effetto: quando ho scoperto che si doveva agire sulla barra metallica
ricurva che chiamano manubrio (dotata anche di buffe leve
con fili sporgenti collegati all'apparato frenante), per indirizzare la
ruota anteriore e modificare la direzione di marcia del mezzo era
troppo tardi.
Ho avuto un impatto contro una solida
struttura cementolaterizia che ha causato nel sottoscritto contusioni
ed escoriazioni multiple di vario genere e nel mezzo meccanico la
caduta della catena, quell'elemento metallico che trasmette la rotazione dalla
corona del movimento centrale alle coroncine presenti sulla ruota
posteriore.
Il rumore ha attirato l'attenzione del
proprietario del mezzo e pertanto, per non entrare in contatto
diretto con questi esseri terrestri e rivelare la nostra presenza, ho
dovuto interrompere l'esperimento scientifico e mi
sono subito fatto teletrasportare a bordo dell'astronave.
Per sicurezza ci siamo poi allontanati
dalla zona e non potendo quindi proseguire i nostri accertamenti,
rimane per noi un mistero insoluto come ciclostoriche quali
“L'Olimpica” strade bianche – colline moreniche scatenino tanta
gioia e soddisfazione nei partecipanti”.
Estratto dal diario personale del presidente
della S.C. Olimpica Dossobuono
Questa mattina dopo il giro di
perlustrazione in solitaria sui 60km del percorso de “L'Olimpica”
strade bianche – colline moreniche, ho lasciato la bicicletta sulla
rastrelliera fuori del bar del tennis dove di solito ci ritroviamo
noi della S.C. Olimpica Dossobuono a fine giro. Dopo poco ho sentito
un rumore e uscito per verificare quanto accaduto, ho trovato la mia
Chesini colore rosso degli anni '80 non più al suo posto, ma per
terra, vicino un muro, a 10 metri di distanza da dove l'avevo
lasciata, completamente cosparsa di una disgustosa poltiglia
emanante un odoraccio che le mie vecchie scarpette da ciclista
nemmeno dopo 24 ore di pedalata ininterrotta potranno mai aspirare a
raggiungere. Giuro che se trovo quel cretino che mi ha toccato la
bici, gli darò così tanti calci nel sedere da polverizzargli il
didietro e mandarlo nel più profondo spazio siderale così
rapidamente che verrò ricordato come l'inventore del teletrasporto
spazio-tempo.
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La storia di cui sopra è evidentemente
un racconto prevalentemente di fantasia che però contiene alcuni
elementi veritieri: 1) oggi il presidente della S.C. Olimpica ha
effettuato personalmente un sopralluogo lungo tutto il percorso della
settima edizione de “L'Olimpica” strade bianche - colline
moreniche, 2) i partecipanti a questa ciclostorica si divertono
sempre parecchio 3) manca solo una settimana allo svolgimento della setttima edizione della nostra ciclostorica e quindi consigliamo a tutti coloro che volessero
prendere parte alla nostra festa dedicata al ciclismo d'altri tempi
di non indugiare oltre e di iscriversi subito tramite la pagina http://lolimpica.blogspot.com/p/iscrizione.html.
PS Non conosciamo la reale capacità del presidente di spedire qualcuno nel più profondo spazio siderale a forza di calci nel didietro ma, nel dubbio, per evitare di essere il primo essere umano così spazio-temporalmente teletrasportato, consigliamo a tutti di non toccare la Chesini rossa anni '80 con la quale lui, con il numero 1 attaccato al manubrio, prenderà parte a "L'Olimpica" strade bianche - colline moreniche