Le stelle che stava vedendo somigliavano a quelle della costellazione di Orione ma rovesciate e in vorticosa rotazione.
Piano piano si fermarono poi diventarono pallide fino a svanire.
Si decise quindi di aprire un paio dei suoi occhi e vide una indistinta figura vicino a lui
Come mai il naso gli faceva male? Che cosa era
successo? E soprattutto, dov'era?
Provò a muoversi e ci riuscì.
Guardandosi attorno scoperse di essere su un lettino nell'infermeria dell'astronave.
Non doveva trovarsi lì.
Frammenti confusi gli venivano alla mente, aveva come dei lampi e delle visioni: vecchi mezzi terrestri di locomozione a due ruote, persone festose che percorrevano strade bianche serpeggianti tra autunnali paesaggi collinari, alte mura di un castello del milletrecento, pentoloni sui fornelli, fette di polenta cosparse di salsa con aringa e pezzi di formaggio verde.
Quest'ultima immagine gli aumentò la salivazione che gli andò di traverso. Tossì.
“Ah, ti stai risvegliando finalmente”
quella voce la riconobbe subito, era quella del primo ufficiale di
bordo. “Sei rimasto svenuto per due ore, abbiamo avuto un grande spavento. Seguire le tue tracce è
stato facile: una scia di bava luccicante ci ha rivelato dov'eri
andato. Siamo riusciti a recuperarti prima che qualcuno ti notasse:
eri in mezzo a un prato camuffato da piccione con un grosso bozzo in
testa.” e proseguì “L'abbiamo scampata bella: abbiamo rischiato
di rivelare la nostra esistenza alla arretrata civiltà terrestre. Il
comando spaziale ha riconosciuto che non è stata colpa tua: ci siamo
troppo esposti negli anni all'incontenibile atmosfera romantica del
ciclismo d'epoca e agli aromatici effluvi emanati dal ristoro del
raduno ciclostorico veronese di fine ottobre. Ha convenuto che una
manifestazione come “L'Olimpica” strade bianche – colline
moreniche è troppo ammaliante e non c'è modo di resisterle; ha
quindi deciso, per evitare incidenti, di mettere una zona di
interdizione assoluta alla navigazione astrale di almeno 15 anni luce
di distanza dal pianeta Terra e ci ha assegnato la sorveglianza di
pianeti embrionali in altri sistemi galattici.
Abbiamo recuperato la bici clonata e
tutto quello che era nei paraggi quando ti abbiamo trovato stordito,
compreso questo pacco.”
Mano a mano cominciava a tornargli tutto in mente: la frenetica fuga dall'astronave, l'eccitazione di poter partecipare finalmente alla ciclostorica dossobuonese, la trasmutazione e l'azione predatoria per “prendere temporaneamente in prestito” una delle maglie vintage del presidente dei ciclisti dossobuonesi, il mirabile gesto golfistico della moglie del presidente che con un elegatissimo ed efficace swing non solo l'aveva intercettato in volo con una scopa, ma lo aveva pure rispedito indietro di oltre 170 metri.
Una cosa non ricordava: il pacco, quello proprio no.
Una volta usciti tutti e rimasto solo si alzo, allungò uno dei suoi 35 tentacoli e prese il misterioso pacco.
Lo aprì e vide che c'era un grande disco rotondo avvolto in una speciale carta e un barattolino accompagnati da un biglietto “Mi dispiace che tu non abbia modo di partecipare alla ottava edizione de “L'Olimpica” strade bianche – colline moreniche. Come regalo per avermi dato il pretesto per scrivere questi raccontini e incuriosire e invogliare le persone a partecipare al nostro evento dedicato al ciclismo epico, ti lascio una delle pastefrolle che abitualmente serviamo come dolce al pranzo di fine giro e un barattolino del sugo con le aringhe preparato appositamente dai nostri amici di Castel Bricon per il ristoro di metà percorso. Cordialmente Nicola Micheletti presidente S.C. Olimpica Dossobuono”.
Il messaggio lo colpì più ancora dell'ambito dolce e del prelibatissimo sugo. Si commosse: fu così, prima e ultima volta che accadde nella storia della sua specie, che una lacrima scese da uno dei suoi occhi e gli solcò il viso.