L'improvviso suono di una sirena squarcia il silenzio della notte.
Rischiarate dalle intermittenti luci di emergenza, le varie zone dell'astronave sono pervase da una voce metallica preregistrata che in diversi idiomi declama: “Allarme, allarme, violazione di tipo I al protocollo di sicurezza. Allarme, allarme, violazione di tipo I al protocollo di sicurezza.”
Non era mai successo prima di avere una situazione così grave in oltre ottanta anni terrestri di missione intergalattica, è il pensiero del primo ufficiale: ha la fronte bagnata di sudore freddo mentre, in sala di comando, rabbioso consulta sui manuali cosa prevedono le procedure standard in una situazione del genere.
Violazione di tipo I ovvero “Fuoriuscita non autorizzata di personale di bordo in ambiente alieno primordiale” con elevatissimo rischio di rivelazione della nostra esistenza di esseri superiori e conseguente contaminazione/condizionamento del libero sviluppo delle civiltà autoctone.
Lo insegnano dal primo giorno di scuola in ogni astroaccademia: mai, mai interferire nella crescita di una società planetaria rivelando la nostra esistenza prima che essa non sia culturalmente e tecnologicamente avanzata a sufficienza, l'evoluzione delle specie viventi del pianeta rischia di essere sconvolta qualora ci siano dei prematuri contatti rivelatori.
“Controllare le presenze del personale e fare l'inventario di tutto il materiale sull'astronave” sibila gelido il primo ufficiale al responsabile della sicurezza: con un cenno di quest'ultimo gli addetti alla sorveglianza si precipitano freneticamente a eseguire l'ordine.
Squadre armate percorrono tutto lo scafo e controllano ogni minimo spazio, irrompendo in ogni vano: non c'è privacy che tenga, con una violazione di tipo I tutto e tutti devono essere controllati. Alcune guardie hanno dei turbamenti alla visione della prosperosa barista venusiana di bordo sorpresa nella doccia, altre hanno mancamenti di tutt'altro tipo quando, entrando nella sua stanza, s'imbattono nell'antariana Sheela completamente priva di qualsiasi parte dell'uniforme di servizio.
In cinque minuti l'ufficiale addetto alla sicurezza, sebbene sia un diafanissimo etheliano, si presenta scuro in volto a rapporto: siccome lui era in servizio al momento della violazione, per bene che vada una degradazione per mancato assolvimento dei compiti assegnati era assicurata e, se la faccenda non viene ad essere sistemata in breve tempo, la prospettiva futura era il congedo con disonore o un incarico a vita a controllare le latrine in qualche oscuro pianeta sul bordo della galassia.
Con voce malferma comunica quanto riscontrato: “Il capitano comandante, ricoverato in infermeria nei giorni scorsi e posto in stato di isolamento, è riuscito a scappare e appropriatosi del clone di una bicicletta vintage marca Chesini realizzato nei mesi scorsi dall'ingegnere capo, si è teletrasportato sulla Terra. Dal magazzino manca anche un kit di trasmutazione oltre a 30 euro”.
“Dannazione! È sicuramente andato alla ciclostorica dossobuonese di fine ottobre: 15 euro per l'iscrizione con la quota ridotta e 15 euro per il pranzo di fine giro” esclamò il primo ufficiale, internamente furente per essere stato anticipato dal suo superiore.
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