Le coordinate del punto di partenza, reperite sul sito della manifestazione ciclostorica, le aveva memorizzate da tempo ma, anche senza consultare il geolocalizzatore quantistico, sapeva di essere nel posto giusto: la visione in lontananza della chiesa e del campanile ben separati tra loro, gli confermavano che era a Dossobuono
Il tempismo era perfetto: collegandosi oline, poteva ancora iscriversi a “L'Olimpica” strade bianche – colline moreniche pagando la quota ridotta di iscrizione e gli restavano esattamente poi i 15 euro per pagare il pranzo il giorno dell'iscrizione al ritiro del numero.
Al solo pensiero di quanto era previsto come menù ricominciò a salivare in maniera incontenibile. Basta, doveva smetterla di pensare a risotto col tastasal, affettati vari, pastefrolle ecc.
Per diverse volte aveva resistito alla tentazione, ma quell'anno no, al diavolo la carriera di pilota spaziale.
Era stato in missione di osservazione del pianeta Terra per oltre 40 anni e non aveva mai visto esseri viventi più contenti dei pedalatori dell'evento ciclostorico dossobuonese: le aveva viste tutte più volte le foto delle edizioni degli anni passati e i volti sorridenti dei partecipanti, in qualsiasi condizione si fosse svolta la manifestazione, caldo, vento, polvere, acqua gli aveva fatto capire che vivevano un'esperienza esaltante, quasi mistica.
E le pietanze servite al ristoro e al pranzo?
Al solo pensarci, nelle narici sentiva quasi l'inebriante profumo dell'aringa e del formaggio verde sulla polenta calda, del fumante minestrone con le cotiche, della cipolla immersa nella frittata...
Voleva vivere anche lui
quell'esperienza, assaporare quei primitivi ma saporitissimi cibi
terrestri e prendere parte a questa grande festa del ciclismo vintage
dove aveva anche la sicurezza di aggiudicarsi un ambito riconoscimento:
quello del partecipante proveniente da più lontano.
Chi altri, se
non lui, poteva vantarsi di provenire da oltre 150 anni luce di
distanza?
Non certo la coppia di genovesi che
nelle ultime due edizioni avevano portato a casa come premio una
borsa di prodotti alimentari locali (tra cui i favolosi tortellini di
Valeggio) che da sola valeva quanto l'iscrizione. No, nessuno gli
avrebbe potuto contendere tale premio.
L'unico problema per partecipare era
che doveva adesso provvedere a reperire un abbigliamento adatto alla
manifestazione ma sapeva già come procedere: avrebbe preso in
“prestito” temporaneo una delle magliette vintage del presidente
dei ciclisti dell'Olimpica Dossobuono.
Alla mostra sulla storia di
questo gruppo sportivo, effettuata anni fa alla sagra, metà delle
maglie esposte erano sue:
sicuramente una l'avrebbe rimediata facilmente.
Si spostò quindi in direzione ovest, poco distante dall'aeroporto Catullo di Verona.
Il suo obiettivo era vicino a uno stabilimento della zona da cui provenivano dei straordinari dolci effluvi che entravano nel naso e sconvolgevano la mente per la loro bontà: Paluani recava scritto in lettere bianche sulla grande insegna rossa.
“Oh tu Dossobuono, terra fortunata di infinite meraviglie e squisitezze!” esclamò rapito il capitano, pensando subito dopo “se prosegue così mi disidrato per salivazione eccessiva! Meglio non pensare troppo alle leccornie terrestri e passare in azione.”
La fortuna sembrava essere dalla sua parte: sul balcone della casa del presidente della S.C. Olimpica Dossobuono era stesa ad asciugare, assieme ad altri capi di abbigliamento, una maglia di lana vintage da ciclista.
Il superare la recinzione presente tutto attorno alla casetta arancione acceso non costituiva per lui alcun problema: il kit di trasmutazione preso con se dall'astronave, gli consentiva di trasformarsi in qualsiasi essere vivente.
“Un uccello” pensò, “posso agire più facilmente se mi trasformo in un uccello.”
Attivò l'apparecchiatura e, per non farsi distinguere dagli altri volatili presenti in loco scelse di diventare una colomba.
Con un frullo d'ali si portò agevolmente all'interno del recinto e si mise su un ramo di una delle magnolie antistanti l'abitazione.
Coperto dal fogliame, studiò bene la situazione per qualche minuto e quando gli sembrò che non ci fu nessuno in vista, agì: spiccato un agile balzo aprì le ali per planare a colpo sicuro sullo stendino e arraffare così la ricercata maglia vintage.
Dieci..., sette..., cinque..., tre metri: “Ci siamo” e, con intimo compiacimento pensò “nemmeno i migliori navigatori galattici sanno calcolare ed effettuare istintivamente una manovra di volo così perfetta.”
Protese gli artigli pronto per ghermire la sua preda ormai alla sua mercè: due metri...., un metro...
“Sbadang” una rustica scopa da cortile, come per magia apparsagli davanti al becco, gli impresse una imprevista e istantanea traiettoria balistica a ritroso, facendolo schizzar via similarmente ad una palla da baseball ribattuta fuori campo o ad una pallina da golf colpita con un mirabile colpo col drive.
Prima di svanire lontano ha modo di sentire una voce femminile estremamente irata urlare: “Ma basta! Che tu sia un semplice piccione o lo Spirito Santo che porta un'altra ispirazione a mio marito, gira lontano da qua! Qui ho stesa la biancheria appena lavata e sono stufa di fare lavatrici e pulire ogni santo giorno davanti casa! Nicola, se prosegue così, col cavolo che l'anno prossimo ti lascio organizzare la ciclostorica!”
“Mannaggia!” pensò tardivamente durante la parte discendente della inaspettata traiettoria ad arco che stava percorrendo “Mi ero dimenticato di verificare che non fosse a casa Daniela, la moglie del presidente dei ciclisti dossobuonesi” e prima di abbattersi svenuto al suolo ebbe un ultimo pensiero: “Avevo sentito che aveva preso delle lezioni di golf, ma non credevo che sapesse colpire così bene!”